perché la plastica non è biodegradabile

Perché la plastica non è biodegradabile

Perché la plastica, pur provenendo da oli e gas che derivano dalle piante, non è biodegradabile?
Per capire meglio perché la plastica non si biodegrada, iniziamo con come sono fatte le materie plastiche e come funziona la biodegradazione.

Il petrolio è un combustibile fossile: ciò significa che è costituito dai resti di organismi viventi molto antichi, come alghe, batteri e piante.
Questi organismi sono stati sepolti nel sottosuolo per milioni di anni. Lì, il calore e la pressione li hanno trasformati in combustibili fossili.

Il petrolio contiene molto di una sostanza chimica chiamata propilene.
Per produrre plastica, i raffinatori riscaldano il propilene insieme a un catalizzatore, una sostanza che accelera le reazioni chimiche. Ciò fa sì che le singole molecole di propilene si uniscano come perline su una corda.
La catena che si crea è chiamata polimero, una grande molecola composta da molte piccole molecole legate insieme.
Il suo nome, polipropilene, significa letteralmente “molti propileni”, e i legami tra queste molecole sono super forti.

Quando qualcosa di biodegradabile, come una scatola di cartone, si rompe, i microrganismi presenti in natura si rompono e digeriscono i polimeri in essa contenuti. Lo fanno utilizzando enzimi, proteine ​​che aiutano ad accelerare la scomposizione di composti come la lignina, un polimero naturale che si trova nei tessuti vegetali.

Se è presente ossigeno, il che di solito significa che i microbi e la cosa che stanno scomponendo sono esposti all’aria, i polimeri si biodegradano completamente.
Alla fine, tutto ciò che rimarrà sarà anidride carbonica, acqua e altro materiale biologico.

L’ossigeno è essenziale perché aiuta i microrganismi che degradano il materiale a vivere più a lungo. La biodegradazione è solitamente più rapida in ambienti caldi e umidi dove ci sono abbastanza microrganismi, ad esempio foglie umide sul terreno in una calda foresta tropicale.

Ma i polimeri come il polipropilene non sono abbondanti in natura. Gli enzimi nei microrganismi che scompongono i materiali biodegradabili non riconoscono i legami che tengono insieme i polimeri.
Alla fine, i polimeri nei rifiuti di plastica potrebbero rompersi, forse dopo centinaia di migliaia di anni.
Ma quando ci vuole così tanto tempo, il danno è già fatto all’ambiente. I rifiuti di plastica possono rilasciare sostanze chimiche nocive nel suolo e nell’acqua o rompersi in minuscoli frammenti che animali, pesci e uccelli mangiano.

Per questo è importante evitare l’utilizzo della plastica usa e getta, come è stato decretato dalla Direttiva Europea, e propendere invece, dove non è possibile utilizzare materiali alternativi, alla plastica durevole.

Come abbiamo già spiegato, la plastica non necessariamente è il male: dipende dall’uso che se ne fa.